La concentrazione delle reti d'informazione nelle mani di poche grandi industrie globali: riducono la varietà delle informazioni disponibili, aumentano il carattere commerciale dei contenuti culturali, creano una vera e propria mercificazione dell'informazione.
La possibilità di appropriarsi dei contenuti della conoscenza attraverso brevetti e licenze riduce la possibilità di molte popolazioni ad avere accesso a informazioni essenziali per il loro sviluppo. I divari economici e socilai fra i paesi, e all'interno dei singoli paesi tra i diversi gruppi, sono accompagnati da un divario, cosiddetto digitale, legato alla disponibilità di informazioni e strumenti della comunicazione.
L'espressione: "divario digitale" sintetizza la differenza di accesso e di fruizione alle nuove tecnologie di comunicazione e informatiche nei diversi paesi del mondo.
Inizialmente, il concetto di divario digitale era riferito alle difficoltà di accesso accesso a internet in determinate zone degli Stati Uniti, soprattutto sotto l'aspetto dei costi. Dopo l'esplosione di internet come fenomeno di massa: non essere connessi alla rete significa essere relegati ai margini della società.
Oggi, la problematica del "divario digitale" è diventata globale; molti sono i paesi iscritti sulla "lista nera" a causa della censura preventiva della rete da parte dei governi; altri, invece, sono quelli che, per le difficoltà tecniche legate ai costi dei servizi di internet, rimangono esclusi dalle logiche del web.
Il dibattito sulle problematiche legate al Digital Divide è entrato nelle agende dei paesi più industrializzati, ma siamo proprio sicuri che si voglia risolvere? Dato che la tecnologia può servire per creare dei bisogni indotti, siamo certi che, i paesi più ricchi, non traggano vantaggio nel non permettere di colmare il Digital Divide?
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