New York, 1917

domenica 26 giugno 2011

Il giorno prima dell'esame. Comun denominatore dei miei post: web 2.0

  Internet nasce con ARPANET allo scopo di comunicare tra postazioni geograficamente lontane.
  Queste esigenze si traducono nella prima versione del web 1.0 degli anni '90; presentava una versione statica dei siti internet, ben diversa da quella attuale. L'utente poteva solo navigare tra i vari siti senza interagire tra essi. Il web era concepito solamente come un modo per visualizzare documenti ipertestuali in formato HTML che rendeva testo e contenuti inseparabili.
  L'utente era quindi un navigatore passivo, poteva solo inviare posta elettronica in formato testuale.
  In poco più di un decennio c'è stata l'evoluzione di Internet: si è passati dalla fase intermedia del web 1.5 che ha visto l'integrazione dei database (strumenti di memorizzazione di massa), dei primi forum e blog molto elementari, fino ad arrivare al web 2.0.
  Il web 2.0 rappresenta l'evoluzione della community, dei social network, l'introduzione dei wiki che consentono all'utente di interagire nello sviluppo dei siti internet.
  Il punto centrale è dato dal fatto che, questo cambiamento, ha avuto conseguenze positive anche a livello sociale; impossibile non considerare quanto, lo sviluppo informatico, ha inciso sulle trasformazioni epocali della nostra epoca; gli studiosi di sociologia cercano di analizzarle, noi, semplicemente, proviamo a considerarle; anche attraverso questo mio piccolo blog.
  Il successo del web 2.0 è dovuto alla sua semplicità di utilizzo: la rivoluzione delle interfacce grafiche lo ha reso più vicino agli utenti; ma non solo. Separa le informazioni dalla forma, permettendo quindi di pubblicare, anche senza conoscere linguaggi complicati. Facilita quindi lo scambio di informazioni.
  Con web 1.0 la creazione di un sito era riservata solo agli utenti esperti di linguaggi informatici.
  I blog, invece, hanno permesso a qualsiasi persona di postare le proprie opinioni, di scambiarsi idee; sono pagine interattive che danno la possibiltà a tutti di condividere informazioni con altri utenti.
  Il blog è un sito dove l'autore scrive degli articoli che vengono pubblicati cronologicamente e condivisi con i suoi contatti. La sua struttura si basa su un programma di pubblicazione guidato che consente di creare pagine web, in maniera molto semplice. I visitatori del blog possono lasciare commenti, permettendo la creazione di una comunità interattiva dove si scambiano opinioni e considerazione. Questo, credo, sia il risultato di questo esame di Informatica applicata al giornalismo del Prof. Lelio Alfonso.
  Il blog viene usato come diario personale, non può, e non deve, essere concepito come una statica pagina di definizioni.
  Chiunque può aprire un blog; e, grazie ai motori di ricerca, diffondere le proprie informazioni ai milioni e milioni di potenziali visitatori. E' qui che entra in gioco il marketing; con le pubblicità, il blog diventa una nuova categoria di media.
  Con le tecnologie wiki, gli utenti possono, non solo reperire informazioni, ma modificarne e aggiungerne altre; basti pensare a Wikipedia.
  Un altro importante sito, creato dai visitatori è You tube; dove chiunque può visualizzare, e inserire, video e filmati  di qualsiasi tipo. You tube è diventato un fenomeno internazionale.
  Twitter, Facebook ad oggi, sono veri e propri strumenti d'informazione e di comunicazione.
  Già si parla di Web 3.0, per indicare una nuova evoluzione del web; i dati verranno raccolti in un database, il DataWeb, per poter essere usufruibili più volte dagli utenti.
  Questo sviluppo è a un passo da quella che viene chiamata: l' "Intelligenza Artificiale", capace di iteragire con il web e di capire le informazioni in esso contenute. Le applicazioni di questo sistema rivoluzionario non necessiteranno di potenti computer e di grandi hard disk.
  Tutto questo è Internet, questa è la rivoluzione in atto che ci sta portanto verso un nuovo futuro.   


giovedì 23 giugno 2011

La Cina del web si presta alle elezioni locali

  Dall'era di Internet, la Cina non poteva escludersi.
  Sono iniziate a maggio, e dureranno un anno circa, le elezioni cinesi. Questa consultazione avviene ogni cinque anni per eleggere i rappresentanti cinesi a livello cittadino e di villaggio; è un piccolo segnale di democrazia per questo grande Paese che, per lo meno localmente, cerca di dare rappresentanza al popolo.
  Queste persone indipendenti che si fanno eleggere a livello locale, sono scrittori e intellettuali, ma anche contadini e piccoli artigiani che, con la rete, cercano di farsi conoscere. Hanno creato un vero e proprio mondo del web cinese; attraverso i più disparati blog, si scambiano opinioni, programmi. Con Twitter attirano l'attenzione per avere migliaia di seguaci.
  Tutta questa intraprendenza non piace al Partito cinese; cercano di limitare gli effetti della rete attraverso vere e proprie campagne diffamatorie nei confronti di questi candidati che, per essere eletti, hanno bisogno di dieci firme; non di più.
  La campagna elettorale, per la prima volta in Cina, passa dal web; questa dev'essere considerata una svolta per la difficile situazione dell'informazione nel paese asiatico. Che questo rimanga circoscritto a livello locale, pone dei limiti all'entusiasmo del popolo cinese, ma è comunque un primo passo.
  Il fatto che le persone non vengano scelte dal partito è davvero un'oppotunità di crescita per questo immenso Paese  che di libertà ne avrebbe davvero bisogno.

Un anno de "Il fatto quotidiano online": la redazione festeggia; e anch'io

  "DODICI MESI SENZA PADRONI" è il titolo, in prima pagina, dell'edizione online de Il fatto quotidiano, diretto da Peter Gomez.
  L'articolo racchiude, in poche righe, tutto l'entusiasmo della redazione; "eravamo una sporca mezza dozzina, oggi siamo nove", si legge.
  Il giornale, inizialmente dal futuro incerto, ha potuto contare sulla crescente stima dei propri lettori che, di giorno in giorno, hanno dimostrato di apprezzare il duro lavoro dei giornalisti che vi partecipano. Mantenere aggiornato un sito d'informazione non  è cosa semplice. Necessita di un minuzioso lavoro di scrittura in tempo (quasi) reale, di un continuo rapporto diretto con i fatti, i luoghi dai quali le notizie provengono.
  Un altro aspetto fondamentale, per quanto lucroso, è dato dal fatto che, in rete, si rischia molto se si chiede ai lettori di contribuire finanziariamente per la crescita della testata. Infatti, nell'articolo di oggi si può leggere l'indecisione che, inizialmente, aveva portato Gomez e la sua "sporca mezza dozzina" a considerare l'ipotesi di chiedere contributi ai visitatori.  "Il nostro giornale online è uno dei più seguiti d'Italia": questo è il motivo per il quale hanno deciso di non farlo; di non chiedere soldi ai propri lettori, di lasciare che la libera e gratuita informazione sul web rimanga una priorità. 
  Non nascondiamoci dietro ai fatti (economici): il giornale, oggi, può permetterselo. Con la pubblicità guadagna tanto da poter avere l'ambizione di crescere e non di chiudere come tante altre testate nate (e morte) in rete. "Oggi tocchiamo il mezzo milione [di visitatori]", scrivono.
  Sicuramente, il loro sucesso è straordanario; a contibuire sono state le firme dei professionisti dell'informazione: Gomez, Travaglio, Padellaro; un trio che lascia il segno.
  Facebook ha fatto la sua parte, molti giovani hanno cliccato su "mi piace" per essere vicini alla redazione, per dimostrargli stima ed affetto; questa è fiducia, quel rapporto che, a mio avviso, è indispensabile creare tra un giornalista e il suo lettore.
  Facciamo trascorrere un altro anno con la speranza di tener ben saldi quei principi di libera e onesta informazione che devono rappresentare la base sulla quale si costruisce un giornale.

mercoledì 22 giugno 2011

P4: "ce l'ho!" Disse Dagospia

  Dagospia vuole querelare Repubblica per l'articolo, apparso ieri sul giornale, di Calo Bonini.
  Il giornalista spiegava i rapporti, ben poco chiari (per altri versi: charissimi), tra il fondatore del sito, Roberto D'Agostino, e Bisignani; da giorni sulle principali pagine dei giornali per l'indagine su una presunta P4 del quale, lui, ne è il direttore artistico. Bonini scrive:     
Nel circuito asfittico e autoreferenziale dei palazzi della politica, dell’informazione, dei colossi a partecipazione pubblica (Eni, Ferrovie), degli apparati, la micidiale arma di cui Bisignani dispone, perché capace di ammansire le sue vittime e orientare la “grande stampa”, è Dagospia. Racconta ai pm Bisignani: «Sono molto amico di Roberto D’Agostino (il fondatore del sito ndr.), che ha sposato Anna Federici, figlia di un amico di Andreotti. Credo di avere un certo ascendente su D’Agostino con cui avevamo in comune l’amicizia con il presidente Cossiga. E sicuramente sono stato io a suggerire all’Eni di fare pubblicità su Dagospia (100 mila euro l’anno)». “Dago” è il suo giocattolo (capita che le ambientali lo intercettino mentre istruisce il ministro Prestigiacomo a connettersi on line) e, non a caso, è scelto per veicolare il “meglio” che la sua rete raccatta. Il fango sul vicepresidente del Csm Vietti, un paio di affondi sulla Elisa Grande (la dirigente che, abbiamo visto, non si mette sull’attenti con la Santanché), il tormentone sulla relazione tra Italo Bocchino e il ministro Carfagna («Vi dico — racconta ai pm un divertito Bisignani — che la fonte principale del gossip è la moglie di Bocchino») , perché il deputato di Fli sia costretto a chiedergli una tregua. In una telefonata («Senti, l’amico Roberto si sta proprio a comporta’ da merda». «Ma cosa da pazzi, vabbé, cerco di…», risponde peloso il faccendiere).


   La P4, ci mancava; collezioniamo album di figurine di personaggi che si aggirano, indisturbati, tra complesse logiche di potere che, sempre di più, assomigliano a una qualche serie di fiction pronta per essere mandata in onda su Rai Uno. Licio Gelli fa il nonno; la sua figurina si può scambiare; è, quasi sempre, doppia.  
  Bisignani, non è più introvabile; ma per ora vale oro.
  Il sito Dagospia.com è un quotidiano online che ha proposto un modo di fare giornalismo che, diversamente da molti altri quotidiani nati con la rete, vuole mescolare il gossip all'informazione, la comunicazione alla satira, il serio allo sfottò. Il primo obiettivo di D'Agostino sembrava quello di ribellarsi ai poteri forti, servendosi della rete. Su un blog è apparso come Dagospia poteva essere visto come lo Striscia la notizia del web. E, fin qui, nulla di sconveniente; basta sostituire il Gabibbo.
  Oggi, la situazione è ben più complessa, si allontana da me l'idea di analizzarla: troppi sono i fattori in gioco, non ne sarei in grado.
  L'indagine, condotta dai pm Fanesco Curcio e Henry Jhon Woodcock, ha portato all'arresto di Bisignani; già conosciuto per altri scandali.
  Ognuno di noi si faccia la sua opinione. Dagospia ha molto successo; può essere considerato uno di quei siti che, nati sul web, possono scalzare il primato dei tg generalisti.
  Stiamo a vedere se il popolo di Internet ne decreterà il fallimento.
 
 
 
 
 

venerdì 17 giugno 2011

Le vie di Damasco portano alla bufala del web

  Poco tempo fa, la storia di questa giovane blogger non avrebbe potuto che lasciare tristezza: Amina, la blogger lesbica che raccontava sul suo blog, A gay girl in Damascus, la sua difficile vita in Siria; rapita dal governo a causa della sua omosessualità. Tutto falso. La Siria ha ben grossi problemi, ma non quello di Amina.
  E' stato Tom MacMaster a progettare tutto; voglia di popolarità, sostiene. Durante un'intervista al Guardian, prova a giustificare il suo gesto con "autorevoli" riflessioni sulla condizione della donna nei paesi islamici; ora lui si scusa sul blog, ma le reazioni sono veramente tante.
  Tutti i media avevano creduto alla storia di Amina, su internet i commenti erano innumerevoli; tutti di stima ed affetto per il coraggio dimostrato dalla "ragazza".
  Oggi si può leggere "vergogna" accompagnato da altri aggettivi ben poco carini rivolti verso la vera identità di Anima.
  Della Siria, giustamente, se ne parla tanto ultimamente; lasciamo che chi si diverte pubblicando finti blog non arrivi ad avere la stessa notiziabilità.  

Gli Usa creano internet-ombra per abbattere i regimi

  I cubani lo sanno. Barak Obama ne è l'artefice; poco è rimasto del progetto "segreto" americano che, già da mesi, vuole creare una rete internet-ombra il cui obiettivo è quello di aggirare quella che gli Stati Uniti definiscono la censura cubana.
  Si è scoperto che dall'amministrazione della Casa Bianca hanno lanciato il progetto di un internet-ombra per sostenere gli oppositori dei regimi dittatoriali. Al ministero dell'Havana, un alto funzionario del ministero, esperto in nuove tecnologie, lanciava l'allarme.
  Il piano Usa prevede progetti segreti per creare reti indipendenti di telefonia mobile all'interno di Paesi stranieri, si basa su un prototipo di "Internet portatile" in grado di aggirare i server controllati dalla polizia, attivando reti di comunicazioni parallele che manderebbero in frantumi il sistema informativo vigente.
  Il progetto americano è, ora più di prima, una priorità delle politiche di Obama; il timore è che si possa verificare ciò che è accaduto in Egitto quando Mubarak impose il blackout totale di Internet; i social network vennero utilizzati per portare avanti la rivoluzione.
  Lo stesso provò a fare Gheddafi, cercando di isolare alcune zone della Libia dalla connesione al web.
  Gli americani giustificano il progetto sostenendo che per non consentire più che i dittatori possano disporre liberamente del web, censurandola o addirittura oscurandola, è divenuto fondamentale investire su reti alternative di comunicazione che sfuggano al controllo delle autorità. Ovviamente, per gli Stati Uniti, Castro rientra tra i dittatori; Cuba, a sua volta, dev'essere liberata, per ora si accontentano del web.

lunedì 13 giugno 2011

Stiamo attenti al web: l' Huffigton post supera il New York Times

  Il sito di news online di Arianna Huffigton ha registrato 35,5 milioni di utenti unici contro i 33,59 del quotidiano della Grande Mela. Un risultato storico che per la prima volta scardina il primato assoluto del New York Times. Da oggi Arianna Huffington è la rivale numero uno del più celebre giornale americano; il suo scopo era quello di incalzare la fama mondiale del primato dell'informazione Usa. C'è riuscita; per ora.
  Secondo la società di analisi ComScore, il mese scorso il blog democratico ha registrato 35,5 milioni di utenti unici contro i 33,59 del quotidiano della Grande Mela. Questo è un risultato storico, sotto tutti i punti di vista.
  La Huffigton poteva contare su una corposa redazione di oltre 1200 giornalisti e su una base di traffico garantita, a cui si aggiungevano 25 milioni di lettori fidelizzati e 148 cronisti che già lavoravano per lei. L'imprenditrice è diventata miliardaria.
  Il successo del giornale è stato servito dallo stesso New York Times che, dal 28 marzo, ha deciso che solo 20 articoli al mese potevano rimanere gratuiti, consultabili liberamente sul web. Mossa azzardata, ovviamente. Chi non si accontenta, deve pagare: 15 dollari in più al mese.
  Al contrario, per la Huffigton, la priorità consisteva nel far concorrenza al Nyt, lasciando gratuite le notizie, usufruibili da qualsiasi pc connesso alla rete.
  Le accuse su Twitter non mancano: il Nyt sostiene che il mese di maggio è stato buono, molti sono stati i visitatori della pagina web del giornale; la Huffigton ribadisce il fatto che, comunque, il successo del suo giornale sta mettendo a dura prova la redazione del nemico, sostenendo che: “in sei anni – scrive nel suo tweet – è stato distrutto quello che è stato fatto in un secolo”.
  La Huffigton post sta diventando un gigante dell'informazione, non solo in America; questo non può lasciare indifferenti i giornalisti del Nyt, sempre sicuri del loro immutabile successo.
 Come abbia fatto questa giovane donna a conquistare 35 milioni di visitatori molti se lo stanno chiedendo; è un giro di soldi, non solo d'informazione, che in questo momento lascia increduli i tanti analisti americani.